Titolo | Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere | |
Autore | Odifreddi Piergiorgio | |
Editore | Rizzoli | |
Collana | Vintage | |
Anno | 2014 | |
pp. | 311 | |
Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un'opera visionaria e avveniristica: l'uomo era il poeta Lucrezio, l'opera il poema "De rerum natura". Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l'atomismo fisico-chimico, il materialismo psicologico, l'evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il "De rerum natura" costituisce dunque, allo stesso tempo, un'opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui potrebbe condurre il lettore nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? "Come stanno le cose" affianca a una nuova traduzione in prosa del capolavoro di Lucrezio un commento illustrato di Odifreddi che ne mostra le connessioni ideali o fattuali con l'intera cultura, umanistica e scientifica. Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell'offrire una grandiosa visione del mondo. | ||
Recensioni | La recensione di IBS Scritto da Tito Lucrezio Caro e pubblicato postumo poco più di duemila anni fa da Cicerone, il De rerum natura o La natura delle cose costituisce “il più elevato canto mai intonato da un uomo alla scienza e alla ragione”. Parola di Piergiorgio Odifreddi. È un vero e proprio capolavoro di divulgazione quello compiuto in queste pagine dal “matematico impertinente” Piergiorgio Odifreddi. Per il suo contenuto scientifico, materialistico e antireligioso, il poema di Lucrezio rimane un unicum nella storia della poesia classica. Il poeta latino, infatti, non solo si assume l’arduo compito di riassumere e divulgare il pensiero scientifico di Epicuro, ma addirittura si spinge alla spiegazione di elementi naturali apparentemente inspiegabili al di fuori della cornice religiosa, come i fenomeni meteorologici e geologici, che da sempre appaiono come effetti di un accanimento della Natura sull’uomo, o l’esistenza degli atomi “che costituiscono tutte le cose del mondo”. Una posizione così innovativa e dirompente che, dopo un breve e luminoso periodo di fulgore tra Cicerone e Marco Aurelio, tutti gli autori cristiani che vennero dopo di lui osteggiarono la sua opera, Virgilio compreso. Scorrendo le pagine di questo saggio, scopriamo che i pensatori dell’epoca attuarono una vera e propria “congiura del silenzio” nei confronti di Lucrezio, saccheggiarono interi capitoli senza mai citare il suo nome e diffusero con crescente insistenza la voce che l’autore fosse pazzo. A riscoprire finalmente la sua opera fu tale Poggio Bracciolini, ex segretario del papa, che nel 1417 rinvenne la prima copia perduta del De rerum natura in un’imprecisata località della Germania centrale. Era il momento giusto: proprio in quegli anni in Italia sbocciava il Rinascimento e l’uomo riconquistava la sua centralità. Da quel momento in poi il De rerum natura è stato citato come una bibbia laica. Un fascino che non ha lasciato indifferente Piergiorgio Odifreddi. L’opera che compie il matematico e saggista italiano in queste preziose pagine, rilegate e illustrate a colori, è davvero audace. Il suo proposito è quello di riscrivere in prosa, nel linguaggio contemporaneo, i versi del poeta latino, seguendo il testo originale e confrontandosi con la traduzione settecentesca in versi endecasillabi sciolti del Marchetti. Odifreddi tenta, allo stesso tempo, di decriptare e attualizzare il pensiero di Lucrezio, adattandolo ai concetti scientifici moderni e fornendo una chiave di lettura critica al suo apparato di pensiero. Ed è così che nelle pagine si alternano il testo, nella nuova traduzione in prosa, e il commento con i relativi approfondimenti di carattere scientifico. Tutto corredato da un ottimo apparato di note ed immagini a colori. I versi iniziali dell’opera ad esempio, dedicati a Venere, vengono tradotti in questo modo: “O divina Venere, alma mater del genere umano. Tu sei la Natura, che dà piacere agli uomini e agli dei. Tu sei colei che, sotto i cieli dei pianeti e delle stelle, pervade i mari solcati dai naviganti e le terre ricolme di frutti. Tu sei l’origine delle specie che vedono la luce del Sole”. In una parola: “riduzionismo”, aggiunge Piergiorgio Odifreddi, che poi prosegue introducendo il concetto di riduzionismo nella storia della scienza. Il risultato è una cavalcata travolgente lungo i mille sentieri aperti nei secoli dalla mente umana. Dagli atomi che compongono la materia allo scorrere del tempo; dalla fisica e chimica delle particelle alle spiegazioni filosofiche sul determinismo logico fino ad arrivare alla psiche. Lucrezio cerca di sciogliere i “nodi annodati nell’animo dalla religione e dalla superstizione” componendo i canti del suo poema con un tocco artistico, perché, dice il poeta, alcuni argomenti “amari” per l’intelletto vanno “addolciti con il miele della letteratura”. Ed è effettivamente dolce e vellutata come il miele questa storia della scienza riscritta da Piergiorgio Odifreddi. Una lettura imprescindibile per comprendere l’opera di Lucrezio, ma anche l’uomo, la natura e tutte le cose. |