Titolo | Leonhard Euler tra realtà e finzione | |
Autore | Di Venti Filippo; Mariatti Alberto | |
Editore | Pitagora Editrice | |
Anno | 2000 | |
pp. | 308 | |
La storia della vita di Euler è spesso stata presa come prototipo di dedizione totale al lavoro, di indifferenza verso tutto quel che non è matematica, di umiltà e di sbadatezza. In realtà, a ben leggere le tante biografie, si ha l’impressione di essere di fronte ad una persona piena di coraggio (ma di un coraggio umile e schivo, non evidente, non ostentato), piena di lealtà e di disponibilità umana. Certo, se si contano le opere di questo personaggio e ci si prova a ripartirle negli anni della sua vita, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un lavoratore infaticabile, continuo, costante. Molti Autori pongono l’accento sul fatto che Euler abbia scritto in tutti i campi della matematica, ma in nessun altro. Tuttavia non bisogna dimenticare l’ardire intellettuale e la profondità filosofica delle famose "Lettere ad una principessa in Germania", un’opera che mostra lati della personalità di Euler e le competenze che le sole opere di matematica non possono mostrare. Siamo di fronte ad un grande personaggio, è evidente. Per questo, dunque, la scelta di puntare l’attenzione sulla biografia di Euler è vincente; giovani studenti di scuola superiore, un po’ in difficoltà in matematica, che cercano appigli affinché questa materia sia considerata affare umano, affare di tutti e non solo di quei pochi "eletti" che la capiscono, possono davvero, nella vita di Euler, trovare qualche cosa che li affascini, che li avvinca, che li convinca che la matematica è una disciplina costruita da esseri umani e non da semidei o alieni; scoprire che grandi teoremi, con nomi affascinanti, altro non sono se non il frutto di un pensiero, di scelte, di ricerche compiute da persone normali, che facevano i lavori per campare, che vivevano vite normali, con mogli e figli, e case e viaggi, non è cosa da poco. Se poi questi giovani studenti decidono di affrontare questa biografia trasformandola in sceneggiatura da presentare sotto forma teatrale, allora la cosa diventa entusiasmante. E bene fanno allora quegli insegnanti che, di fronte al disinteresse più totale verso questa disciplina, decidono di non insistere con il cognitivo esasperato e di diminuire le richieste formali trasformando le ore di matematica in ore di rigenerazione di interesse verso la matematica. Così fa in Ticino, da molti anni, Filippo Di Venti nelle sue classi superiori; con i ragazzi studia biografie e storie, trasforma la matematica in sfide intellettuali, le biografie in sceneggiature e copioni, e porta in giro, per il Ticino e per l’Italia, la matematica e i matematici in teatro. Gli studenti sono costretti, per scrivere i copioni, a leggere, a porsi domande, a risolvere problemi, a studiare, ad apprendere; ma la matematica resta come "mascherata" dietro la storia, le parti formali sono il frutto dell’esigenza teatrale, risolvere esercizi è calarsi nella storia e nelle storie, apprendere è facilitare compiti recitativi. Insomma: certo non tutta la matematica, ma una sua non piccola e non banale parte viene di fatto trasformata in storia da recitare. Non solo "così almeno un po’ di matematica si impara", ma – molto di più – resta della matematica un’idea viva, piacevole, attraente, fatta di esseri umani che hanno pensato e detto delle cose, e non semplicemente fatta di formule e libri stantii, scritti in lingue inusitate e superate, inutili, solo ricettacolo di esercizi. Come non riconoscere in quest’attività un merito infinito? Gli studenti, durante mesi e mesi, parlano di matematica dentro e fuori dell’aula, discutono e raccontano ad amici e parenti qualcosa che, in qualche modo, ha a che fare con la matematica. In quali altre occasioni questa cosa accade? In quali altre circostanze la matematica viene narrata in modo costruttivo e positivo? In più, sebbene preparato e costruito da giovani studenti non professionisti, lo spettacolo è di grande livello, molto convincente, serio, di alta professionalità. La cura posta nella stesura della storia, nella trasformazione in sceneggiatura, nella scenografia non danno l’impressione di un gruppo di giovani costretti da un superiore a qualche cosa che essi non amano; all contrario, l’impressione che se ne ricava è di grande esperienza, di grande serietà. Molti insegnanti di matematica, dopo lo spettacolo, erano stupefatti dall’aver avuto la dimostrazione che la matematica è in se stessa raccontabile, affascinante e ricca, piena di risvolti che la possono far amare anche dagli studenti più recalcitranti, basta trovare una maniera. Il teatro è una maniera. |