Titolo | La scienza negata. Il caso italiano | |
Autore | Bellone Enrico | |
Editore | Codice Edizioni | |
Collana | Paperback | |
Anno | 2005 | |
pp. | 124 | |
La negazione della scienza come rifiuto dell’inedito, come paura del sovvertimento di un ordine, come crisi di valori: un pregiudizio che viene da lontano e che si è radicato in maniera più o meno forte in diverse epoche e in diverse società. L’Italia, secondo Enrico Bellone, più di altri paesi continua su questa strada di “rivolta della ragione”, di strenua e ottusa resistenza. Con La scienza negata il celebre fisico riprende il racconto di questo rifiuto scavando nelle sue cause e nelle sue conseguenze, analizzando il ruolo non secondario che schiere di intellettuali, moralisti, religiosi e politici hanno avuto nel presentare un quadro della conoscenza deformato e pericoloso. E Il caso italiano presentato da Bellone, critico e complesso, certo non si risolve in una sterile condanna né nella presa d’atto di una sconfitta: al contrario, il fascino di questo testo risiede nella volontà del suo autore di incidere sul presente, di spingere a un cambiamento di rotta, di raccontare al lettore verità che gli sono state troppo a lungo tenute nascoste e di invitare al contempo gli scienziati a intervenire tanto sulle istituzioni politiche quanto nelle pieghe, anche più sottili, della cultura di massa. Perché oggi siamo ancora in tempo a evitare il declino. Ma già domani potrebbe essere troppo tardi. | ||
Biografia | Enrico Bellone insegna Storia della Scienza presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Milano ed è direttore della rivista Le Scienze. Tra i suoi libri Spazio e tempo nella nuova scienza (Carocci, 1994), Storia della fisica moderna e contemporanea (Utet Libreria, 1998), I corpi e le cose (Bruno Mondadori, 2000), La stella nuova (Einaudi, 2003), Caos e armonia (Utet Libreria, 2004). | |
Recensioni | Da Lettera Pristem E’ un pamphet sul modo in cui scienza e tecnologia sono considerate in Italia e sul conseguente declino, anche industriale del nostro Paese. Un declino annunciato. Non a caso il libro di Bellone – docente di Storia della scienza a Milano e direttore de Le Scienze e di Mente e cervello – si apre con una citazione di Toraldo Di Francia che, più di trent’anni fa, ammoniva che l’Italia era ormai un Paese in via di sottosviluppo. Pensavamo di fare i furbi, di far spendere gli altri (per la scienza) e poi di avvantaggiarcene “facendo proprie le acquisizioni che inglesi o tedeschi avrebbero, a proprie spese, realizzato. Un errore classico. Ma tipico di una cultura arretrata e di una classe dirigente che di quella cultura era, nello stesso tempo, il risultato e lo specchio”. A differenza però di altri interventi dello stesso tema, nel libro di Bellone, sul banco degli imputati non ci sono solo la classe politica e quella industriale. Oggetto dei suoi strali è anche (e soprattutto) una certa filosofia, che presenta un quadro della conoscenza deformato e pericoloso e giunge a denunciare – sempre questa filosofia – la matematizzazione in atto (?) come fonte di sporcizia e delinquenza. Ce n’è allora per tutti: da Galimberti, a Delenzi; da Rifkin a Severino. Con una particolare predilezione polemica, da parte di Bellone, nei confronti di una certa filosofia – sociologia – pratica della scienza di matrice “sessantottina” (Cini, Maccacaro, ecc.) per la quale se non era necessario distruggere la scienza capitalista, ugualmente bisognava “cambiarne l’appropriazione”. | |
Note | 1ª edizione |