Titolo | Racconti matematici | |
Autore | AA. VV. | |
Editore | Einaudi | |
Anno | 2006 | |
pp. | 301 | |
Alcuni scrittori di valore sono anche stati matematici di professione: da Omar Khayyam a Bram Stocker, da Lewis Carroll a Alexander Solzenicyn. E non è raro che in alcuni romanzi ci siano pagine dedicate alla matematica o con matematici protagonisti. In questa antologia vengono però raccolti solo quei racconti che per intero ed esplicitamente si sono ispirati al mondo della matematica (per tema o struttura del racconto). Due storie di Borges ispirate a quei "libri di logica e matematica letti ma non perfettamente compresi", l'integrazione matematica come integrazione razziale in Pynchon o il rapporto tra uomo e donna sotto forma di anello di Moebius in Cortázar. Tra gli altri racconti si ricordano quelli di Calvino, Buzzati, Huxley, Cheever e McEwan, Saramago, Del Giudice, Voltolini, Musil. Uno spazio particolare è riservato alla fantascienza, che con la matematica ha spesso mostrato grandi affinità. | ||
Recensioni | Negli ultimi cento anni matematica e letteratura hanno incrociato il loro cammino innumerevoli volte, troppe perché si tratti soltanto di incontri casuali. Ne è convinto Claudio Bartocci, docente di Fisica matematica e curatore di questo affascinante volume di Racconti matematici, un’antologia di storie dedicate alla matematica e ai matematici, scritte da grandi romanzieri e saggisti della letteratura contemporanea. Come in matematica il ricercatore passa da una teoria all’altra attraverso analogie vaghe e oscuri riflessi, anche i rapporti tra questi racconti e la matematica sono segnati da furtive carezze, incerte corrispondenze, consonanze e dissonanze. Troviamo i brani di Borges sull’ossessione dell’infinito e quello di Asimov che fonde abilmente tecnologia, calcolo e fantascienza. Calvino che, nel racconto Quanto scommettiamo, porta alle estreme conseguenze il paradigma di Laplace per metterne a nudo la sostanziale inapplicabilità. Buzzati che nella storia I sette messaggeri affronta il dilemma del paradosso di Achille e della serie infinita di convergenze: sebbene i suoi messaggeri raggiungano sempre il protagonista la distanza che devono percorrere tende all’infinito, perché “non esiste frontiera, almeno nel senso che noi siamo abituati a pensare”. L’esistenza di una quarta dimensione spaziale innesca e sostiene, invece, il meccanismo narrativo dei racconti La casa nuova di Robert Heinlein e Geometria solida di Ian McEwan, mentre il Ragazzo di Dario Voltolini s’interroga su come un pavimento (in quanto avente curvatura nulla) possa essere fatto di soli esagoni, mentre per cucire un pallone da calcio in cuoio sia necessario tenere insieme esagoni e pentagoni (a causa delle proprietà geometriche dei triangoli sulla superficie della sfera). La parte conclusiva del libro è fatta di ritratti: Umberto Eco “dialoga” con Pitagora sui rapporti tra musica e matematica, Raymond Queneau scrive di un Hugo geometra (Léopold, nipote di Victor), ed Emmanuel Carrère traccia un breve ritratto di Alan Turing, il logico britannico ideatore della macchina di calcolo che porta il suo nome. | |
Note | a cura di Claudio Bartocci |